Il Blog del Fiume Volturno

Blog dedicato a chi desidera contribuire alla salvaguardia ambientale del più grande fiume del Sud Italia

domenica 22 marzo 2009

Giornata Mondiale dell'Acqua: fiume Peccia sfigurato sin dalle sorgenti

Oggi è la Giornata Mondiale dell'Acqua, e la dedico ad un fiume minore, non certo per importanza: il Peccia. L'acqua è sempre importante, anche quella del più piccolo fiume o della minuscola pozza, grazie alla quale sono germogliate queste primule.


Fiume Peccia è figlio di una geografia complessa. Fa parte forzosamente del bacino idrografico del Volturno, pur non essendone un affluente, è infatti affluente del Garigliano. Vi starete chiedendo come mai. E allora vi racconto una storia curiosa.

Nell'epoca del Pleistocene il Volturno era un affluente del Liri - Garigliagno, piegava verso ovest una volta uscito dall' alta valle, a Venafro. Madre Natura durante quell'epoca, più o meno 630mila anni fa, pensò bene di regalare all'alto casertano il vulcano di Roccamonfina: questi deviò, con la forza delle sue lave e dei suoi tufi, il Volturno verso sud - est, tra i monti del Matese e i monti Monaco di Pietravairano e Maggiore: nacque la Valle Alifana. E il Volturno poté incontrare le acque del Sabato - Calore.
I due bacini idrografici furono così separati da Madre Natura.

Negli anni '40 del secolo XX Homo Sapiens (Sapiens?) costruì la diga di Capriati al Volturno, che ancora oggi devia 20 metri cubi d'acqua al secondo in una condotta forzata. L'acqua del Volturno viene lanciata verso il Garigliano. Attualmente l'Enel sfrutta il salto idroelettrico di questa grande massa d'acqua in ben cinque centrali di generazione. Volturno e Liri - Garigliano sono di nuovo uniti nello stesso bacino idrografico, l'Uomo ha riunito ciò che Madre Natura aveva diviso. Una forzatura, forse, ma la storia è fatta così.

Il Garigliano oggi riceve il fiume Peccia, più o meno dove presumibilmente, in un evo molto antico, riceveva le acque del Volturno.

Purtroppo durante l'escursione di oggi il Peccia, qui ripreso nel suo tratto iniziale, a valle di uno dei capi sorgentizi della Campania, si presentava piuttosto malconcio.


La fotografia è stata scattata all'altezza del Mulino d'Arpino, alla fine del sentiero F1 che percorre parte dell'abitato e del territorio del comune di Galluccio, in pieno Parco Regionale di Roccamonfina e Foce Garigliano. Le acque del rivo appaiono segnate da una coloritura tipica dei saponi e dei detersivi. Scarichi abusivi? Saranno più a monte di sicuro.

Anche questa seconda foto non lascia molti dubbi: le piogge sono cessate, le nevi sono ormai sciolte, ma l'acqua ha una brutta patina.

Eppure, proprio sulla riva destra del Peccia, che qui rende il suolo torboso, e sotto dei superbi ontani neri, si rinviene questa orchidea in fase di fioritura, nonostante la primavera tardiva.



Poco dopo si incontra un secondo capo sorgentizio: l'acqua, qui non fotografata, si presenta limpida. Purtroppo le brutte sorprese non sono finite. Perché accanirsi contro questo piccolo fiume? Questi rifiuti sono tra una strada sterrata e la riva del fiume.

Non potevano poi mancare anche gli scarti dell'officina di un carrozziere: paraurti a go-go. Ma l'acqua è un po' meno torbida, ha appena ricevuto il rivo limpido.


Ecco infine le acque del fiume Peccia, ingrossate da un secondo affluente e rese di nuovo color sapone, fotografate dal ponte della Strada Provinciale per Galluccio.


Come si spiega tutto questo? Poco a monte di questo tratto del fiume Peccia - lungo la Provinciale - vi è uno dei depuratori comunali: è in funzione, ed è di taglia abbastanza grossa.


Evidentemente, tutta questa acqua depurata, posto che il depuratore sia omologato alle severe norme attualmente in vigore nell' Unione Europea, è troppa per essere immessa in un corpo idrico recettore così piccolo. L'effetto sapone che si ottiene nel fiume più a valle è - del resto -del tutto evidente.

Peccato: il borgo di Galluccio, con la bella Collegiata di Santo Stefano, sono bei posti davvero.


Torno verso località Mieli, dove ho lasciato l'automobile per la scarpinata, con un pensiero: è possibile trattare ancora un fiume così nel XXI secolo? E in pieno Parco Regionale? Vedrò mai il giorno in cui i fiumi e gli alvei saranno rispettati come cosa sacra? Costerebbe poi tanto rimuovere quei rifiuti, allacciare gli scarichi abusivi al depuratore e trovare un sistema di allontanamento dell'acqua (depurata?) più efficace e meno violento per il piccolo fiume Peccia?

Se mai fossero possibili sarebbero forse piccole cose, e grandi segni di civiltà al contempo.