Il Blog del Fiume Volturno

Blog dedicato a chi desidera contribuire alla salvaguardia ambientale del più grande fiume del Sud Italia

sabato 28 febbraio 2009

Lavori sul fiume: quando l'uomo sbaglia

Vorrei pescare, o magari fare solo due passi tra gli alberi e l'acqua dell'amico fiume. Ma il Volturno, spesso e volentieri, mi "tira per la giacca". Oggi ho smesso di pescare presto, non ho beccato nulla, e ho documentato un attacco all'integrità del Volturno. Travestito da lavori di rimodellamento delle sponde. Puo' mai l'uomo rimodellarre una sponda? La risposta è si, naturalmente, ma a condizione di saper imitare il lavoro del fiume, o di saperlo assecondare. Diversamente, si rischia di sfiorare il ridicolo (o la tragedia), a seconda dell'entità del lavoro fatto e degli eventi che ne seguono.

Ecco come lavora il mio amico fiume, se lasciato libero di scodinzolare durante le sue copiose piene. Le foto sono state tutte scattate oggi, in località Mastrati, comune di Pratella, provincia di Caserta, in riva idrografica sinistra del fiume Volturno.



Nella foto sopra appare la vegetazione di questo territorio golenale: è chiaramente "pettinata" dalla furia delle acque, giunte sin qui durante le ultime piene. In questa zona si rinvengono copiosi depositi di limo e di argilla, i materiali più leggeri, quelli che la piena tende a spingere più lontano dal "vivo" della corrente. Camminando dalla golena verso il fiume, ecco l'argine naturale, costruito negli anni dal lavoro del fiume.




Nella foto sopra è visibile un deposito di ghiaia, impastato con sabbia e limo. Questo materiale è vivo, fertile, e da la possibilità alla vegetazione riparia di rendere l'argine forte ed allo stesso tempo flessibile. Un lavoro certosino, costruito piena dopo piena. L'impasto è reso possibile dal calibro dei ciottoli, che non sono eccessivamente grandi. Oltre l'argine, c'è un letto di riserva costruito dal fiume, fatto dall'uomo si chiamerebbe cassa di espansione.




Questa fotografia sopra va guardata con attenzione. Qui il fiume scorre solo quando è in piena. A sinistra di chi guarda c'è l'argine, in mezzo un letto di ghiaia a grana grossa, che solo una forte corrente può spostare, infine a destra c'è la sponda, contrassegnata da una vegetazione mediamente più piccola di stazza. Sono salici da ceste per lo più. La vegetazione più importante imbriglia con le radici l'argine, quella minore la sponda, che deve essere più flessibile dell'argine, quando arriva la piena. E finalmente, oltre la sponda degradante, scolpita mirabilmente dallo scalpello delle acque, ecco il fiume.



E' un lavoro perfetto. Man mano che ci si avvicina all'acqua, i ciottoli si fanno via via più sottili. Si vede anche la sponda opposta. Alta, coperta da vegetazione, in perfetta tenuta. Se l'uomo vuole, può tentatre di imitare questo lavoro, magari non sarà così perfetto, ma siamo pur sempre esseri umani e non divini. Di sicuro sarà un lavoraccio: ci vogliono squadre di operai armate di badili, un direttore dei lavori, e un buon consulente botanico, che sceglie le essenze giuste da piazzare qui e lì. Inoltre, un tale cantiere, dovrebbe durare necessariamente mesi. Per controllare il regolare attecchimento delle essenze arboree ed erbacee.

Ma quando l'uomo inizia a lavorare così come mi appresto ad illustrare, francamente, dimostra di non aver capito nulla del fiume, o di aver capito solo cose che nulla hanno a che vedere con la Natura.

Ecco l'uomo al lavoro sul Volturno, a Mastrati, oggi, un po' più a valle dello spettacolo sublime ripreso nelle immagini sopra.



In questa foto io sono appostato dietro un albero, in riva destra, e si vede sulla sponda della riva sinistra una ruspa che lancia la sua pala nell'acqua per prelevare ghiaia. Mentre ero nel mio piccolo angolo di paradiso, il rumore di questa macchina ha attirato la mia attenzione.




In questa seconda foto, è ancora più evidente il tutto: la ruspa, presa la ghiaia dal fondo del fiume, la ripone sulla sponda. Il letto viene scavato e la sponda rialzata. Mi chiedo: ha un senso tutto questo? La foto sotto mi dice che non ha senso e per molti motivi.




La sponda è stata rialzata, con la ghiaia ripresa dal fondo, quella a grana più grossa, sono ciottoli molto grandi, compongono una tessitura che non consentirà con facilità il riattecchimento del boschetto di sponda, che intanto c'era ed è stato distrutto. Di più: andiamo incontro alla buona stagione, il livello del fiume scenderà e quindi i primi salici da ceste sono destinati a germogliare su un sottosponda che ora è ancora sommerso. Con la prossima piena, che potrebbe tranquillamente arrivare entro la primavera, quei ciottoli grossi e così concionati a mo' di sponda, franeranno verso il centro del letto del fiume. Dietro, a timida difesa della strada di campagna, resta l'argine naturale. Perchè so già che franerà tutto? Semplice, lì in mezzo c'era un'isola, che ora è stata completamente divelta. Il fiume qui, per effetto di diverse e divergenti linee di livello dell'alveo, tende naturalmente a dividersi in due rami, per poi ricongiungersi poco a valle. Ora però la mano dell'uomo ha rimodellato la sponda abolendo un'isola, e senza dare respiro alle acque costruendo una cassa di espansione come si dice in gergo, tra sponda e argine. Peccato che il committente di questa opera (pubblica?) sia a me ignoto, come resta ignoto l'esecutore dei lavori. Manca una tabella che renda ragione di questi dati elementari. Mi piacerebbe tanto dire al committente che è un'opera mal fatta ed inutile, e che tanto il fiume presto riprenderà se stesso ed in maniera rovinosa. Intanto i lavori hanno provocato un danno alla fauna ittica: lì sotto potevano esserci dei letti nuziali di trote, ormai la "frittata di uova di fiume" è fatta. Sono state distutte piante utili per la vita della sponda, e molti uccelli sono stati cacciati dai loro nidi. Qui è pieno di acquatici.


La foto sopra ha una sorta di didascalia incorporata. A sinistra si vede l'opera della ruspa, che ha creato un ghiareto artificiale, del tutto inutile, male assortito, e destinato a rovinare in acqua. A destra si intravede ciò che resta di una sponda alta, ricca di vegetazione e destinata a durare.




Ultima chicca nella foto sopra: il lavoro fatto nei giorni scorsi sta già franando, il teleobbiettivo non mente. Nei mesi scorsi qui il fiume è straripato, ovvio. Forse qualche lavoretto andava fatto. Ma così proprio no.

Domenica scorsa il fiume mi ha regalato una bella trota per cena. Oggi l'amico Volturno chiede un favore in cambio: chissà perchè stamattina non abboccavano...tutti quegli ami impigliati nei rami, poi uno stivale bucato, l'acqua gelida tra piede e coscia destra. Segni: il fiume mi ha richiamato alle armi del cronista, e mi ha costretto ad usare i panni del pescatore solo come travestimento, per non dare nell'occhio e documentare questo scempio. Uno dei tanti che deturpano il fiume e ne alterano la normale funzionalità, uno in più, uno di troppo.

2 Commenti:

Alle 2 marzo 2009 alle ore 13:33 , Blogger plm ha detto...

come sempre estremamente semplice eppur precisissimo e competente!!!

ed il Fiume lì... violentato...
ogni colpo abbisognerà di un contraccolpo... che arriverà... arriverà... con i tempi saggi della Natura!
e NON potrà chiamarsi tragedia, catastrofe o baggianate del genere!

enzo delehaye

 
Alle 5 marzo 2009 alle ore 16:51 , Blogger Mimmo Pelagalli ha detto...

Ne ho viste tante...ma ormai, vi dico, i musei mi annoiano, le città d'arte anche. Perchè? Semplice, trovatemi un'architetto, uno sculture o un pittore migliore di Madre Natura...

 

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page