Volturno: apertura della pesca alla trota. Presa! E preso!
Oggi sveglia alle cinque del mattino. Suona, ma sono già con gli occhi aperti. Il tempo di un caffè, una tazza di latte da un quarto di litro, una fetta di pane con sopra un copioso cucchiaino di marmellata e sono già in tenuta da pesca. Fino a qualche giorno fa, penso tra me e me, ero indeciso. Ora invece vado. Chissà quanto freddo troverò tra Campania e Molise - mi chiedo.
Ha un senso tentare la pesca alla trota con una tecnica da primavera inoltrata con tutto questo freddo? La risposta può darla solo l'amico di sempre, il fiume Volturno.
Prima delle 7 del mattino sono già a Pietravairano, in media valle, provo a pulire il parabrezza dell'automobile, ma l'acqua dello spruzzatore gela sul vetro. Mi vedo costretto ad accendere il riscaldamento del veicolo: sarà solo la prima seccatura di una giornata che si annuncia indimenticabile. Di aperture con la nebbia, con la pioggia e col freddo, ne ho viste, ma con il gelo non mi era mai capitata. Mancava!
L'arrivo a Capriati al Volturno, in riva sinistra del fiume, è salutato dalla neve: si affaccia copiosa dai monti del Molise, poco sopra quei versanti si trovano le sorgenti del Volturno.
Sono le 7:20, inizia la mia prima battuta di pesca del 2009. Mi addentro nella vegetazione riparia, tra ontani neri, salici neri, pioppi bianchi, salici da vimini. Percorro un sentiero che conosco. Il sole è ormai sorto, mi volto ad oriente.
Tento la prima sortita con un'esca artificiale per acque velate, basse e veloci. Inizia il duello con il fiume e le sue bizze.
La mia stoccata è fuori tiro di molto: acqua troppo veloce, e anche troppo profonda, devo spostarmi, o cambiare artificiale. Provo a guardarmi intorno. Qui sotto il livello dell'acqua è più basso, ma il lavoro della mia esca paga un dazio sulla velocità, francamente eccessiva. Rischio più volte di incagliare l'amo-esca tra i sassi.
Il frastuono dell'acqua invade la mia mente, il freddo penetra sotto la pelle delle mani, l'aria frizzante del primo mattino va su per le narici: troppe distrazioni. Il mio primo assalto finisce qui, con diversi lanci a vuoto su questo tratto, troppo veloce, ancorchè basso. Le trote, se ci sono, si muovono poco, per tenere al minimo il consumo di energia. Occorre stanarle entrando con l'esca fin dentro le buche dove trovano riparo e cibo.
Punto tutto su questo numero 1, un cucchiaino rotante color argento a pallini rossi, dotato di campanella. Basterà? Mi rispondo di no e scovo questo posto: osservatelo con attenzione nella foto sotto.
Oltre questi salici stecchiti dal freddo, in primo piano, si vede la sponda di un isolotto, c'è l'erba, la corrente su quel lato è meno minacciosa, e c'è una bella buca lì sotto. Una di quelle buche ad acque veloci dove possono insediarsi solo predatori di taglia, con capacità di presidio del territorio di caccia. Se ne impadroniscono scacciando gli intrusi, approfittando di tutto quanto la corrente trasporta di buono per la loro mensa. Lancio nella buca, e ritiro verso la corrente. Nulla si muove, insisto, cambio posizione ma di poco, avanzo in acqua, con la corrente sopra le ginocchia...Ad un tratto la canna si piega, il mulinello frinisce: il pesce è abboccato. Inzia un breve combattimento. Un minuto o poco più, sessanta secondi che sembrano sessanta ore, il guadino sotto la coda, alla fine eccola.
Ve la presento. Genere: Salmo, Superspecie: Trutta, Sottospecie: Fario. E' una trota femmina di 33 centimentri di lunghezza e 400 grammi di peso, sarà la mia cena. E' stata catturata alle 9:30 antimeridiane di oggi. Appartiene, probabilmente, ad una popolazione immessa, perchè presenta la pigmentazione di una trota nord europea, di ceppo Atlantico. Ma si è inselvatichita qui. Le potenti pinne, la caudale, la dorsale e le ventrali, ne testimoniano la presenza in acque libere da molto tempo, alcuni anni. Una lieve ferita sul capo è il tentativo, andato a vuoto, di un uccello acquatico di sottrarmi la preda. Il sole si sta alzando, e sto pescando con la luce alle spalle, devo guadare il fiume, per poter pescare controsole, ed evitare che la mia ombra possa spaventare altre prede.
Cerco ancora buche e buchette, più a valle, proprio lì, dove anche la scorsa stagione ne ho presa una...ma non diciamolo troppo in giro però!
Incontro un collega pescatore, viene da Benevento, decide che devo farmi fotografare... "su dai, posa fiera e piscatoria!"
Mi presento. Genere: Homo, Superspecie: Sapiens, Sottospecie: Trotaiolo del Volturno. Esemplare maschio, di 172 centimetri di altezza e 73 kg di peso. Livrea invernale, completa di cappello in cuoio, canna da pesca in spalla. Si è inselvatichito qui e vorrebbe pescare ancora, ma...il fiume dice che è arrivato il momento di smettere, almeno per oggi. Poco dopo aver scattato la foto sopra, eseguo una manovra fatta migliaia di volte, ma un ramo non si spezza, la lenza non cede e un amo, disincagliato contro ogni previsione dalla sponda di fronte, torna indietro fiondandosi nella pelle del pescatore: io allamato. Il consiglio dei colleghi pescatori testimoni della scena è unanime: "Per oggi hai finito di pescare, vai al Pronto Soccorso di Venafro, fatti togliere l'amo dal mento!" Da Capriati, in pochi minuti sono a Venafro. Ringrazio tutti i medici e gli infermieri: pronto soccorso da manuale, bravi. E non ho dovuto neppure spiegare come è fatto un amo. "Sa, ogni tanto qualche pescatore vien da noi a farsene togliere uno - mi spiegano. Operazione "pescatore slamato" riuscita in pochi secondi. Peccato che tra poco la Regione Molise chiuderà Ospedale e Pronto Soccorso a Venafro. In caso di incidente, se non avessi trovato questa struttura ancora aperta, sarei dovuto spingermi fino a Cassino, o ad Isernia. Un appello da qui, per quel che può servire: non chiudete il presidio ospedaliero dell'Alta Valle del Volturno! Qui le distanze pesano. Saluto, ringrazio, prometto che inserirò l'appello nel blog e vado via. Con mio fiume nel cuore.
Anche questa volta il Volturno mi ha dato la sua severa e amichevole lezione. Entusiasmo si, frenesia no. Una trota nel cestino e un pescatore al Pronto Soccorso. Duello finito in evidente parità. E poi: bisogna saper sceglier il momento in cui fermarsi o rallentare. Ho imparato a leggere l'acqua negli anni scorsi per imparare a pescare. E' iniziata la fase due: imparerò a leggere quel che mi accade sul fiume, per capirne e saperne di più: diventerò saggio? Chi lo sa, vedremo! Sabato prossimo quasi quasi, se il tempo regge...torno a pescare? E se si, dove? Vedremo!
2 Commenti:
La trota catturata domenica scorsa aveva fatto in tempo a riprodursi. L'ho accertato personalmene all'atto dell'esame dei visceri. Erano presenti nel ventre circa 30 uova non deposte e ormai non più vitali, di colore biancastro. La trota, che dato il peso ne doveva aver prodotto non meno di 400 unità, aveva deposto il grosso delle uova in un "letto nuziale". Calcolando anche un elevato coefficiente di mortalità delle uova e dei trotini, non meno di 100 nuove trote sguazzeranno nelle acque del Volturno entro la fine dell'anno grazie a quel singolo atto riproduttivo. Quante di queste riusciranno a diventare di taglia utile alla pesca dipenderà molto dal peso specifico delle attività antropiche (bracconaggio in primis) e dalla pesca degli uccelli acquatici.
Io penso che proprio grazie alle persone come te i fiumi sono vuoti, ma che vuol dire già ha deposto 100 trotelle ecc ecc.. gia la presenza di trote è scarsa nei tratti liberi del volturno poi arrivano anche i bontemponi padellari come te e siamo al completo...pensa siamo stati in grado di rilasciare trote da 60 cm in tratti liberi proprio perchè ci teniamo alla salvaguardia e tu ti porti via un riproduttore da 33cm dicendo che ha già deposto (ridicolo)..non ti dico nemmeno il mio nome perchè non ha importanza, ma ti suggerisco di farti un'esame di coscienza...
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page