Volturno a Ponte Annibale: usi (buoni e cattivi) degli argini naturali
Il fiume Volturno è da poche ore ridisceso di livello, ieri sera era ancora decisamente in piena. Eccolo oggi intorno alle 13 visto da Ponte Annibale, tra Capua e Bellona, nel tratto finale della media valle. In fondo alla foto si intravede l'omonima traversa irrigua ed idroelettrica, posta a monte del ponte, gestita in condominio dal Consorzio di Bonifica Integrale del Medio e Basso Volturno e dall'Enel.
Questo tratto del fiume è caratterizzato dalla quasi totale assenza di argini artificiali, e dalla discesa del Volturno in bassa valle, mediante l'attraversamento di un canyon in tufo del Vesuvio, geologicamente importante, e noto come "le strette di Triflisco", eccole, sono a valle del ponte.
Il meleto, oltre a produrre reddito per l'agricoltore che conduce il fondo, rende un servizio alla collettività: le radici degli alberi da frutto trattengono, e stabilmente, l'argine in terra sul quale sono stati piantati, evitano così che questo possa franare a valle, per effetto della corrivazione delle acque di pioggia, produce quindi un beneficio diretto all'ambiente. In più il meleto evita che in futuro debbano spendersi soldi pubblici per consolidare il versante. Ultima chicca: il meleto non è un meleto qualsiasi, ma di varietà "annurca", poco bisognoso di trattamenti chimici, al punto che queste mele possono considerarsi da produzione biologica, ancorchè non certificate come tali. L'agricoltore meriterebbe un premio: produce per se, commercia un prodotto agroalimentare di elevata qualità, non inquina, consolida l'argine e la zona retroarginale. E se il Volturno dovesse esondare in quel punto? I danni al meleto sarebbero contenuti e poco onerosi per la collettività, chiamata a risarcire con la dichiarazione di stato di calamità, e comunque facilmente riparabili. In compenso, durante il ritorno in alveo delle acque di piena, gli alberi da frutto consentirebbero di conservare intatto il versante arginale. Il frutteto si trova in riva idrografica sinistra, in tenimento del comune di Capua, tra il fiume Volturno e la strada provinciale Galatina.
Si varca Ponte Annibale, e si entra in comune di Bellona per vedere cosa c'è esattamente di fronte al bel meleto della sponda capuana.
Il manufatto è posto a circa una trentina di metri dalla linea oltre la quale si scende verso la riva idrografica destra del Volturno, ed è insediato in una zona che appare chiaramente sottoposta e a monte rispetto a Ponte Annibale, del quale si vede la ringhiera in foto. L'argine in terra è stato privato di qualsiasi forma di vegetazione arborea, in più è stato costruito un cordolo di cemento per delimitare l'area dello stabilimento dalla linea di accesso alla riva, cosa che sicuramente altera il naturale corrivamento delle acque di pioggia, e che in caso di esondazione finirebbe per favorire il ristagno dell'acqua di piena all'interno dello stabilimento, contribuendo all'innesco di fenomeni franosi in fase di deflusso. Non è dato sapere cosa produrrà o commercerà il manufatto, anche ammettendo che le sue produzioni non saranno inquinanti, di sicuro è destinato nel tempo a rappresentare un pericolo ed un costo per la collettività. L'argine in terra ha perso definitivamente la sua regolare funzionalità fluviale, il cordolo di cemento e l'impermeabilizzazione dell'argine, in futuro, alimenteranno fenomeni erosivi. A lungo andare, al fine di "difendere" la futura "fabbrica" si dovrà consolidare la sponda ed il versante, cosa che verosimilmente avverà con sistemi altamente impattivi per l'ecosistema: cemento armato. Del resto, se quel versante dovesse franare, Ponte Annibale rischierebbe di esserne coinvolto, e non si potrebbe non difendere un ponte. Inoltre, in caso di alluvione, i danni privati sarebbero enormi, e caricati tutti sul pubblico erario, grazie alle consuete dichiarazioni di stato di calamità naturale. Ad oggi, il fenomeno erosivo (costo per la collettività) è già silenziosamente in atto da molti anni, mentre i presunti benefici (incremento dell'occupazione e del reddito) sono ben lungi dall'essere stati realizzati.
Vi starete chiedendo: perchè preoccuparsi tanto della tenuta delle sponde e degli argini in terra in una zona che appare abbastanza alta sul fiume e di veloce decorso delle acque? Domanda pertinente: ecco il perchè in questa foto, sempre scattata da Ponte Annibale, con il teleobiettivo.
La diga è poco a monte del ponte, sarà un chilometro o poco più, e subito a valle l'alveo è totalmente impermeabilizzato e sopraelevato per oltre 60 metri in larghezza e per oltre 100 metri in lunghezza, prima di tornare al suo corso naturale. La capacità dell'invaso - posto a monte della diga - è pari a 8 milioni di metri cubi d'acqua, che diventanto molti di più per effetto delle piene. Anche le più oculate manovre sulle 3 paratoie della diga (una delle luci non è visibile perchè coperta dalla vegetazione spondale) non possono certo impedire che l'acqua passi di qui velocissima - perchè soggetta ad una strettoia rigida ed impermeabile - e con un elevato potere distruttivo. Ecco perchè, a valle di tali manufatti, la cura di ogni particolare rivolto alla corretta funzionalità fluviale di sottosponda, sponda e argini è importante.
Nota finale necessaria: il costruendo stabilimento in comune di Bellona, pur sfidando le leggi della logica, è perfettamente legale. Il perchè meriterebbe una lunga e noiosa lezione di diritto amministrativo e diritto penale, oltre a lagnose considerazioni sullo stato della "certezza del diritto" in Italia.
Non risulta per altro che il conduttore del meleto in comune di Capua abbia ricevuto alcun premio per il servizio di manutenione dell'argine e della zona retroarginale reso alla collettività in tanti anni di attività.